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Selinunte, al via i nuovi scavi: porteranno alla luce l’antico porto orientale

  • di Grazia Pattumelli
  • 28 Ago 2019 alle 7.40

Selinunte Porto Scavi

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Selinunte, al via i nuovi scavi: porteranno alla luce l’antico porto orientale
La campagna nel parco archeologico più grande d’Europa condotta dal professor Jon Alber. Lo scalo tra la collina di Manuzza e quella orientale. Nuova campagna di scavi archeologici a Selinunte, dove pulsa il cuore della storia antica. Un battito che non si è mai spento, e che tramite i suggestivi splendori archeologici continua a vivere intensamente ed a testimoniare la grandezza che questa realtà sud-occidentale della Sicilia (si trova nel territorio trapanese) raggiunse fra il VII e VI e V secolo. Una polis, le cui vicende gloriose, si conclusero sul piano geo-politico nel 409 a.C., quando i cartaginesi guidati da Annibale Magone sconfissero la città di Selinunte. La colonia greca venne saccheggiata e distrutta. Selinunte è un luogo di tesori a cielo aperto e di tesori nel sottosuolo che scavi archeologici di rilevanza storica hanno fatto emergere in passato e che continuano a far emergere.

La nuova campagna
La nuova campagna di scavi ha come obiettivo quello di riportare alla luce i resti dell’antico porto orientale della polis greca che nel momento più alto della sua ascesa giunse ad avere 100 mila abitanti. Ma soprattutto divenne una delle civiltà più fiorenti del mondo classico. La sua naturale posizione sulla costa bagnata dal Canale di Sicilia la rese strategica sul piano commerciale, economico, geopolitico e militare. Riportare alla luce il suo antico porto orientale vuol dire poter meglio studiare la valenza strategica che aveva Selinunte sul piano politico ed economico. Ed anche comprendere in maniera più profonda il livello di innovazione infrastrutturale e tecnologico raggiunto dalla polis greca che era stata fondata nella seconda metà del VII secolo a.C. dai coloni di Megara Hyblea. La polis Megara Hyblea sorgeva invece nella Sicilia Orientale, in pratica nel territorio dell’odierna Augusta. I coloni greci si mossero dal lato orientale a quello occidentale dell’Isola e crearono uno straordinario avamposto per controllare il Canale di Sicilia, il tratto di mare che separa la Sicilia dall’Africa. Geo-storia
Dalla geo-storia all’archeologia. Il Parco archeologico di Selinunte si estende per 270 ettari, si tratta del più grande parco d’Europa. Selinunte è anche un luogo di meravigliose bellezze naturali, l’area archeologica si trova infatti in uno dei tratti di costa più suggestivi della Sicilia occidentale, nell’odierno territorio di Castelvetrano. Sono luoghi ricchi di storia ma anche splendidi sul piano estetico, ambientale e paesaggistico. Vi è una bellezza che trascende il tempo. L’attività di ricerca archeologica a Selinunte è in continuo fieri come si può evincere dalla nuova campagna internazionale che vede la cooperazione di diverse realtà. Vi è una collaborazione tra l’Istituto archeologico germanico di Roma, il Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, e gli atenei di Bonn e Bochum. La missione archeologica è diretta da uno studioso autorevole, il professore Jon Albers. L’iniziativa si inscrive nel progetto creato dal nuovo direttore del Parco archeologico, l’architetto Bernando Agrò. Un progetto illuminato, il cui titolo evocativo rende bene l’idea di una ricerca archeologica in divenire: «I cantieri della conoscenza». L’oggetto specifico della ricerca è quello di indagare l’estensione dell’antico porto nella valle del Gorgo Cotone, tra la collina di Manuzza e la collina orientale. Si può ben capire come sia scientificamente rilevante riuscire ad individuare i limiti perimetrali dell’infrastruttura portuale, datarne le strutture e definire la relazione tra lo scalo e l’impianto urbanistico della polis. La filosofia del progetto
Nella filosofia del progetto vi è la razionale volontà di rendere partecipi i visitatori, anche «con allestimenti museali a cantiere aperto», giustamente definiti dal direttore Agrò «un valore aggiunto nell’offerta culturale per i visitatori con rinnovati e sempre inediti percorsi». Questo nuovo tassello di «archeologia partecipata» è stato realizzato «grazie anche al contributo di alcune associazioni come La Rotta dei Fenici — Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa — e il Gruppo Archeologico Selinunte». Compiere un viaggio a Selinunte vuol dire anche ammirare il tempio di Hera, la sua armonica bellezza, l’essenzialità lineare dello stile dorico. Vuol dire osservare nella loro estrinsecazione architettonica quei concetti classici studiati sui libri di testo. Non a caso SiciliAntica, la cui sezione regionale giovani è guidata da Giuseppe Barbagiovanni, porta studenti da diverse parti dell’Isola a Selinunte ed in altri parchi archeologici, per metterli a contatto diretto con le testimonianze vive del passato. Spiega Barbagiovanni: «Elaboriamo dei progetti cultural-didattici che trasformano la cultura in vita, la reazione degli studenti è straordinariamente positiva. I giovanissimi sono affascinati dall’enorme patrimonio storico-archeologico siciliano, è molto importante che i direttori dei parchi puntino sull’archeologia partecipata». Le indagini
Natura, cultura e storia. La polis di Selinunte venne costruita in riva al mare tra due fiumi, anche questo è un aspetto molto rilevante. Delle indagini geofisiche preliminari avevano evidenziato le tracce di una strada già parzialmente scavata dall’archeologo Dieter Mertens ed hanno fatto palesare degli indizi dell’esistenza di grandi strutture rettangolari che, per dimensioni e posizione, potrebbero essere riconducibili al porto. Gli scavi archeologici in corso, supportati «dalle prospezioni geologiche», hanno consentito l’identificazione di un ulteriore tratto «della massiccia strada che conduce alla piccola porta est e dei resti di un grande edificio più a Sud». Le indagini geologiche hanno inoltre rilevato la presenza di materiale marittimo a una profondità di 4,60 metri. La finalità del progetto è dunque giustamente ambiziosa, non solo possono esser riportati alla luce i resti dell’antico porto orientale ma altri tesori archeologici. Si può fare un ulteriore salto di qualità nella conoscenza di una colonia greca che ha segnato per alcuni secoli la storia del Mediterraneo occidentale.

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