Condotto della centina

  • tipologia:
    Condotto o speco
  • quota:
    248m
  • anno:
    54
  • epoca:
    Imperiale


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Condotto della centina

L’accesso non è agevole, perché interrato e richiede una disostruzione di terra e una progressione sdraiati per qualche metro. Dopo pochi metri la prima sorpresa. Il condotto dal lato del ponte è stato ripulito, in epoca antica, delle incrostazioni calcaree.
Si vede esattamente il punto terminale della ripulitura, perché subito dopo, il canale è sempre interessato dal restringimento dovuto al deposito. Non si può sapere quando quest'ultima attività di manutenzione sia avvenuta, tuttavia è emozionante pensare che il giorno dopo, un mese dopo o forse un anno, qualcosa sia accaduta all'imponente macchina organizzativa che era l’Impero Romano, per cui chi sarebbe dovuto tornare a completare il lavoro, non l’ha più fatto.

Proseguendo oltre il condotto si sviluppa con continue piccole variazioni di direzione, probabilmente dovute all’orografia in superficie. Il canale infatti, in questo tratto venne scavato in trincea, a cielo aperto. Una volta realizzato il fondo, vennero alzati i muretti laterali in mattoni e, sulla sommità di questi venne appoggiata una centina di legno.
La centina era praticamente la cassaforma, per sostenere il calcestruzzo che su di essa veniva gettato. In genere veniva fatta di legno, con tavole di riuso, ma ci sono tratti in cui si vedono impronte di mattoni, bipedali o altro materiale. La costruzione di questo tratto era un po come una catena di montaggio. Chi aveva già tracciato con la groma il percorso e dava indicazione a chi scavava la trincea, di come procedere.

Qualche decina di metri più indietro chi doveva realizzare le parti in muratura come il fondo e le spallette murarie mentre, ancora più indietro, chi allestiva la cassaforma di legno, per preparare il lavoro a chi, in ultimo doveva gettarci sopra il calcestruzzo. Infine c’era chi doveva smontare la cassaforma nel tratto ormai consolidato, per andarla a montare di nuovo sul tratto successivo. Per ultimo c’era chi doveva intonacare tutto il canale in opus signinum, la malta impermeabile. Un lavoro davvero complesso e assolutamente impegnativo. Procedendo nel canale, il tutto è lungo un centinaio di metri, una seconda sorpresa inaspettata. Una tavola di legno, incastonata nel calcestruzzo per via delle irregolarità del legno, rimase incastrata e l’operaio deputato allo smontaggio, evidentemente non riuscì a rimuoverla. Non ci crederai, ma è rimasta lì ancora intatta, grazie alla temperatura ed umidità praticamente costante.

Sono stato molto titubante se inserire o no questo tratto, per via della delicatezza dell’oggetto. Da un lato mi dispiace privare gli appassionati della tematica di un simile gioiello, dall’altro il timore che qualche scellerato, possa entrare e staccarlo, portarlo via, distruggerlo, mi produce tanti dubbi. Il legno in questione ha circa 2000 (li compirà più o meno intorno al 2050. Se si portasse fuori dal condotto, magari per farne bella mostra a casa, a parte che decontestualizzato diventa solo un pezzo di legno, ma alle condizioni di umidità e temperatura esterne, nel giro di un paio di anni, diventerebbe polvere e sarebbe anche irriconoscibile.

Bibliografia
ASHBY, T. (1935) Gli Acquedotti dell'Antica Roma, (traduzione e ristampa della prima edizione in inglese) p.338 - archeologiasotterranea.com


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